Valentino Infuso
Opera surreale ambientata in un metafisico sushibar in cui gli spettatori sono nastrotrasportati in un vortice di eventi grotteschi, paradossali, in “instabile equilibrio tra ardita prosa e teatro-danza”
Uno spettacolo (attraverso il cinema giapponese) di
VALENTINO INFUSO
una produzione TEATRO IN POLVERE
col sostegno dell'ASS.SOSTA PALMIZI
e col supporto di FuxBau e Nipponica
Presentato in forma di work in progress la scorsa stagione, torna dando in pasto agli spettatori, oltre che emozioni a tinte forti e momenti di delicata poesia, riso e pesce crudo…
animazioni video: Fabio Sardo
illustrazioni: Izumi Fujiwara, Fabio Sardo
consulenza musicale: Roberto Zanisi
consulenza cinematografica: Giampiero Raganelli
traduzioni: Ryoko Mori
ufficio stampa: Valeria Marsheva
maschere e regia: VALENTINO INFUSO
si ringraziano
Food Art contemporary sushi, Emilia Impero, Gianni Ilardo, Marco Cavalli, Michele Cafaggi, Emilio Cardia, Max Grattieri, Rossella Marangoni, Linda Bergamini e l'aula 7 dell'Università di Modena
“PIUTTOSTO CHE DIMENTICARE L’AMORE CHE TI PORTO… HO FINITO COL DIMENTICARE TE.”
Un luogo estraneo, un "kaiten-zushi”, ossia uno di quei locali giapponesi dove si serve pesce crudo e riso su un nastro trasportatore… Tra i suoi avventori, due individui, un uomo ed una donna che, per il tramite della diabolica macchina rotante, si conosceranno, si attrarranno e infine si ameranno.
Ma in realtà non è la prima volta, si erano già amati un tempo ed avendo, chissà come, iniziato a non riconoscersi più, si sono lasciati lentamente scivolare nell'oblio reciproco, fino a dimenticarsi completamente l’uno dell’altra. E accadrà ancora e ancora… I due continueranno a vivere un susseguirsi di dis-conoscimenti e ri-conoscimenti fino a quando, ritrovatisi nella consapevolezza, decideranno di unirsi per sempre sublimando la loro reciproca passione in maniera molto particolare: SUSHIDANDOSI !
“È UNA COMICA… UNA COMICA AMARA… IN 7/3.”
Il sorriso è, a nostro avviso, il modo migliore per aprire gli animi all’intima riflessione sull’essere umano.
I 7/3 fanno riferimento ad una delle innovazioni del cinema giapponese negli anni '20, ossia il costante equilibrio tra l’aspetto comico e quello tragico delle storie, in un rapporto simbolico di… "tre minuti di lacrime per ogni sette di risate”
LA MATERIA
Come è possibile che ai nostri occhi le persone cambino più di quanto siamo disposti a tollerare? Che l’amore stesso che unisce le persone sia così mutevole e cangiante da non permettere più ri-conoscenza? Come accade che il legame attrattivo si riveli così solubile e che quindi ci si possa perdere nell’oblio, nella dimenticanza, quella costruita attimo per attimo, mancanza dopo mancanza, resa dopo resa…
Il "sushidio" è la comprensione dello stato delle cose, è l’accoglienza dell’autenticità della condizione umana, della sua dinamica fluttuante. Decidere di raggelare tutto il bene nel momento di onda piena, non ha nulla dell’arrendevole, tragico, suicidio sotto il peso del vivere, ma è l’atto sublime di una creazione di qualcosa di eterno nel suo pieno splendore:
Possano gli esseri ri-conoscersi ancora una volta, fino a quando morte non li unisca per sempre.
IL CINEMA GIAPPONESE
Non è uno spettacolo sulla cultura giapponese. È uno spettacolo “attraverso” il cinema giapponese. Non è uno spettacolo sulla cultura giapponese, ma si riferisce ad essa “attraverso” lo schermo della sua cinematografia. Quel che di nipponico emergerà sarà frutto dell’immaginazione dei due avventori sollecitati dall’estraneità del luogo, attraverso il kaiten-zushi, una macchina scenica di 9 metri per 5 appositamente realizzata, che sarà il fulcro dell’azione. Questo immaginario, questo calderone visuale cui attingere, è composto da fotogrammi, flash visivi, colori e suoni che riverberano nella memoria e nell’animo, da echi di gesti, azioni e contemplazioni dai film di maestri del Cinema come Ozu, Mizoguchi, Miike, Kurosawa Akira, Tsukamoto, Kitano, Fukasaku, Oshima, Masumura, Terayama, Wakamatsu... solo per citarne alcuni. Ma non mancano riferimenti al cinema dei Benshi (che commentavano e davano voce ai film muti) o ai kaiju-eiga (film dei mostri, della serie Godzilla e co.), nonchè al cinema di animazione (gli Anime).
Tutto ciò permetterà comunque di giocare con la materia profonda del lavoro anche attraverso la maschera ridanciana del travestimento in altro, dando lievito e sofficità ad una materia che altrimenti risulterebbe estremamente tamugna e ostica anche ai palati intellettualmente più esigenti.
L’ALLESTIMENTO: il Kaiten, la macchina degli stimoli rotanti
Kaiten-Zushi significa letteralmente “sushi rotante”. In questi locali, come ormai se ne possono trovare ovunque nel mondo, tutti i commensali si siedono intorno ad un bancone e davanti ad ognuno passa un nastro trasportatore automatizzato sul quale scorrono pezzi di sushi su piattini colorati ad ognuno dei quali corrisponde un prezzo. Il kaiten sarà la nostra macchina degli stimoli, un organismo bionico come conduttore inesorabile di messaggi, informazioni, elementi, suoni, umori, visioni e, ovviamente, di sushi vero e proprio, in maniera tale da attivare una dinamica al contatto continuo tra i gli avventori anche se fisicamente distanti.
Tecnicamente, si tratta di un nastro scorrevole azionato manualmente da un servo di scena in nero (il kuroko) motore dell’azione e dell’emozione, un sushi-man mistico, una Parca meccanica cui sarà affidato il compito di pulsore dinamico, attore dell’argano che mette in moto il meccanismo olistico del kaiten. Esso è parte integrante il kaiten, esso è il kaiten stesso, anzi, è il nastro ad essere il prolungamento meccanico del suo corpo organico.
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